CGIL "50 mila lavoratori in meno in 8 anni". Servizio sanitario al collasso

di redazione 24/01/2017 ECONOMIA E WELFARE
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Nella sanità è in corso “una vera e propria emorragia di personale, quasi 50 mila lavoratori in meno dal 2009 a oggi". Inoltre, a causa del blocco del turn over l'età media nel sistema sanitario sfonda quota 50,1 anni e le proiezioni del conto annuale la collocano a 54,3 nel 2020.

E' quanto emerge da un report della Funzione Pubblica Cgil che ha analizzato i dati del Conto annuale dello Stato in un focus specifico sul segmento e, da una rielaborazione dei dati della Ragioneria generale dello Stato, disegna una sanità che si "impoverisce", non solo nelle risorse economiche ma anche in quelle umane, e che "rischia seriamente il tracollo" in termini di tenuta dei servizi ai cittadini, evitabile solo con nuove urgenti risorse e lo sblocco del turnover, anche per ''assicurare il funzionamento dei nuovi Lea''.

Il report della Fp Cgil parla in particolare di 40.364 lavoratori persi dal 2009 al 2015. Si tratta, nello specifico, di circa 8.000 medici, quasi 10.300 infermieri e 2.200 Operatori di assistenza (Oss, Ota e Ausiliari) e all'incirca 20.000 lavoratori tecnici, riabilitativi, della prevenzione e amministrativi. Nel solo 2015 - rileva la Fp Cgil - si sono persi oltre 10.000 lavoratori, dato che proiettato sul 2016 porta l''emorragia' a 50 mila lavoratori in meno dal 2009. Proprio in ragione di questi dati, ovvero "blocco del turn over, emorragia occupazionale e esplosione dell'età media", aumenta il ricorso a forme di lavoro precarie nel servizio sanitario nazionale, mentre cala il ricorso a consulenze ma allo stesso tempo aumenta la spesa complessiva che arriva a 230 milioni di euro.

I dati del sindacato inducono i sindacati confederali a chiedere un incontro col ministro della Salute per garantire risorse sui nuovi

Blocco del turn over che dal 2009 al 2015 ha causato la perdita di 40.364 lavoratori, che arriveranno a 50mila nel 2016. In più, l’età media dei dipendenti a quota 50,1 anni, di molto superiore a quella registrata nell’intera pubblica amministrazione. I dati del report della Funzione Pubblica Cgil sullo stato del servizio sanitario analizzano la variazione dell’occupazione di un sistema che è “al tracollo” e che “si ‘impoverisce’, non solo nelle risorse economiche ma anche in quelle umane”. Rispetto al periodo considerato sono stati persi circa 8.000 medici, quasi 10.300 infermieri e 2.200 operatori di assistenza (Oss, Ota e Ausiliari) e 20mila lavoratori tecnici, riabilitativi, della prevenzione e amministrativi. Di questi, rileva la Fp Cgil, oltre 10mila nel solo 2015. E a causa di “blocco del turn over, emorragia occupazionale ed esplosione dell’età media”, aumenta il ricorso a forme di lavoro precarie.

Dai dati rielaborati dalla Fp Cgil emerge che cresce tra il 2014 e il 2015 la quota di personale non stabile (tempi determinati e formazione lavoro, interinali e co.co.co) di circa 3.500 unità per complessivi 43.763 lavoratori. Cala invece il ricorso a consulenze ma allo stesso tempo aumenta la spesa complessiva che arriva a 230 milioni di euro. In questo quadro si inserisce lo stato dei servizi ai cittadini e del finanziamento al servizio sanitario nazionale, giudicato “insufficiente e costantemente ridotto” e il bisogno dello sblocco del turn over. Cgil, Cisl e Uil hanno inoltre chiesto un incontro al ministro della Salute Beatrice Lorenzin sui nuovi Lea, affinché le risorse per il loro finanziamento siano adeguate e venga costruita “una nuova governance, sulla base di indirizzi condivisi, mirata al superamento dei diversi modelli regionali oggi esistenti”.

Il Movimento 5 Stelle definisce “catastrofici” i numeri che emergono dal rapporto e che definiscono un “Servizio sanitario nazionale al collasso”. “Circa 40mila lavoratori in meno nel comparto sanitario dal 2009 al 2015: un vero e proprio esercito – scrive M5s -. Fino a oggi, i governi che si sono succeduti non hanno alzato un dito. In mancanza di un’inversione di tendenza, il rischio che il sistema collassi cresce sempre di più”.

Risorse e nuovi Lea – Se l’approvazione dei nuovi Lea, “auspicata da lungo tempo”, è per la Fp Cgil “un passo avanti per avere prestazioni in linea con i bisogni dei cittadini, è necessario però rivedere le attuali organizzazioni del lavoro, in estrema sofferenza in molti territori, e fissare adeguati standard minimi di personale in maniera omogenea e uniforme su tutto il territorio nazionale, sui quali programmare coerentemente le assunzioni di personale, a prescindere dalle inevitabili specificità territoriali”. Per il sindacato “non è più possibile aspettare oltre per scongiurare l’eventualità che l’aumento delle prestazioni da garantire ai cittadini, con l’attuale scarsità di risorse complessive, arrivi a creare una effettiva selezione delle prestazioni, con il rischio concreto di non poterle garantire e non solo nell’immediato”. E si domandano se ad esempio, pensando al trattamento delle ludopatie, ci sia un “numero adeguato di personale formato” o se invece sia il caso di “pensare sin da subito ad assumere ed a programmare interventi formativi mirati?”.

La Cgil sottolinea anche la necessità del superamento del blocco del turn over “per garantire servizi ai cittadini e assicurare il funzionamento dei nuovi Lea” e l’importanza di “un adeguato piano di formazione rivolto a tutto il personale del Servizio Sanitario Nazionale”.


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